Promoting the use of Internet Exchange Points (IXPs) | Cerca per titolo, autore, parola chiave | ||||||||
Promoting the use of Internet Exchange Points (IXPs) Documento PDF. A cura della Internet Society, marzo 2012. Internet non è una singola entità, ma è l'insieme di una serie di reti indipendenti ( autonomous system ) che accettano di condividere il traffico dati con i clienti di ciascuna delle altre reti, utilizzando un protocollo comune ( TCP/IP ). Senza questo, due utenti di due reti differenti non sarebbero nemmeno in grado di inviarsi una email. Il compito principale di un Internet Service Provider ( ISP ) è quello di garantire ai propri utenti di potersi connettere a qualsiasi server connesso a Internet, in qualsiasi posto si trovi nel mondo, ad un costo ragionevole, in tempi rapidi e in sicurezza. Gli Internet Exchange Point ( IXP ) rappresentano una parte essenziale di questo sistema, senza la quale Internet non avrebbe la stessa efficienza, perchè le diverse reti che la compongono hanno bisogno di interconnettersi direttamente, per poter scambiarsi il traffico dati l'una con l'altra. La forma più semplice di un Internet Exchange Point, infatti, è una connessione diretta ( spesso, via Ethernet ) tra due Internet Service Providers ( ISP ). Quando i provider che desiderano interconnettersi tra loro sono più di due, nella stessa area, un HUB indipendente è la soluzione più efficace per creare un luogo comune di interconnessione, un luogo fisico in cui le reti locali si scambiano traffico. Internet è composta da una serie gerarchica di provider ( ISP ) globali, regionali, nazionali e locali. Ciascuno di essi vende servizi di “transit” agli altri operatori, trasportando il loro traffico verso il resto di internet, attraverso la propria rete. Quando due reti ( autonomous system ), con stesse dimensioni o stessa posizione di mercato, si scambiano volumi di traffico comparabili, allora è possibile che, invece di vendersi reciprocamente il traffico, decidano di accordarsi per uno scambio reciprocamente gratuito: questo tipo di scambio si chiama peering, in opposizione al traffico ceduto in transit ( venduto ). Sia il peering, sia il transit richiedono una connessione fisica tra le reti, connessione fisica che spesso avviene presso un Exchange Point indipendente, un luogo fisico dove più operatori si incontrano. I termini Internet Exchange Point ( IXP o IX ), Exchange Point ( EP ), Internet Peering Point ( IPP ), Network Access Point ( NAP ) vengono utilizzati per indicare questi luoghi fisici di incontro tra differenti autonomous system ( AS ). NAP è il termine originario usato per i primi 4 Exchange Point nati negli Stati Uniti, che permettevano l'accesso alla backbone Internet gestita dalla National Science Foundation ( NSFNET ), prima dello sviluppo globale di Internet. Con lo sviluppo di Internet, ai NAP si vennero ad affiancare altri Exchange Point, gestiti da organizzazioni no profit, oppure da organizzazioni commerciali, prima negli Stati Uniti, poi in tutte quelle nazioni in cui una mole significativa di traffico locale veniva generato da più reti, operanti nella stessa area. Ogni rete permette ai propri utenti di raggiungere gli utenti di altre reti, passando attraverso Internet. Ma, se due reti, connesse direttamente a Internet si trovassero fisicamente vicine l'una all'altra, potrebbero anche scambiarsi traffico direttamente, senza passare attraverso Internet, interconnettendosi direttamente, attraverso un HUB fisico. Questa connessione diretta, spesso attuata via Ethernet, sarebbe molto meno onerosa e, soprattutto, molto più veloce. Quando le reti che decidono di interconnettersi direttamente l'una all'altra sono più di due, la creazione di un HUB al quale ciascuna rete possa connettersi direttamente diventa la soluzione più efficiente. Questo HUB è proprio lo Internet Exchange Point ( IXP ). Immaginiamo di avere tre reti autonome che, oltre alla loro connessione alla rete Internet, si dotino anche di una connessione diretta reciproca attraverso un IXP. Supponiamo che ciascuna di queste tre reti autonome abbia una connessione internazionale di 10Mbps ( megabit per second ) alla rete Internet, connessione che potrebbe costare 30.000 dollari al mese, a ciascuna delle tre reti, per un costo totale annuo, per le tre reti, di 3 X 30.000 USD, per 12 mesi, pari a 1.080.000 dollari. Supponendo che solo il 20% del traffico totale sia traffico locale, avremmo un costo annuo totale di 216.000 dollari spesi per instradare traffico locale in Internet. È chiaro che se le tre reti potessero garantirsi una connessione diretta gratuita all'Internet Exchange Point, o IXP ( attraverso una connessione wireless oppure allocando i propri router all'interno dello stesso palazzo ), avremmo che, oltre ad offrire servizi più veloci, ciascuna delle tre reti si pagherebbe i costi di allestimento dell'Internet Exchange Point ( IXP ) in soli pochi mesi. Se anche le tre reti avessero bisogno di acquistare traffico da un operatore telefonico per raggiungere lo Internet Exchange Point ( IXP ), avremmo un costo aggiuntivo di banda di circa 1000 dollari per Mbps per mese. Utilizzando, le tre reti, 10Mbps ciascuna, avremmo, quindi: il 20% di 30 Mbps X 1000 dollari X 12 mesi = 72.000 dollari annui di costo aggiuntivo. Anche in questo caso, però, l'ipotetico Internet Exchange Point ( IXP ) ancora porterebbe ad un risparmio totale di almeno 150.000 dollari, una parte dei quali andrebbe per il mantenimento dell'IXP. Naturalmente, maggiore è il numero delle reti interconnesse all'Internet Exchange Point ( IXP ), maggiori saranno i risparmi. Oltre, naturalmente, ai benefici in termini di prestazioni: migliori performance per lo scambio del traffico locale, migliori performance per tutta una serie di servizi, quali il Domain Name Server ( DNS ) ed il caching, che beneficierebbero dell'installazione in uno spazio fisico condiviso. Questo perchè i ritardi ( latenza ) dovuti all'instradamento ( routing ) del traffico locale passerebbero dai secondi ai millisecondi richiesti da due reti direttamente interconnesse. Chi crea e gestisce gli Internet Exchange Point? Il soggetto più comune, soprattutto in Europa, è l'associazione di ISP ( Internet Service Provider ), i quali ne condividono i costi ed i benefici, ma non mancano le università o le agenzie governative, oppure gli operatori commerciali puri, soprattutto negli Stati Uniti. Da un punto di vista tecnico, due sono le modalità di accesso ad un IXP. Nella sua forma più semplice, un Internet Exchange Point fa passare tutto il traffico scambiato tra le reti interconesse, attraverso un solo router. Questo modello è definito "Layer 3 IXP". Oggi, il modello più comune, invece, è il modello "Layer 2 IXP", nel quale ciascuna rete installa il suo proprio router, collegandolo ad un semplice switch Ethernet. KIXP ( The Kenya IXP ), a Nairobi, è gestito dalla Telecommunication Service Providers Association of Kenya ( TESPOK ), un'organizzazione professionale, non-profit, che rappresenta gli interessi degli ISP e di altri provider delle telecomunicazioni in Kenya. Dopo aver partecipato al Networking Workshop for Developing Countries ospitato dalla Internet Society ( ISOC ) in California nel 1999, uno degli ingegneri Internet del Kenya ottenne informazioni su come progettare, installare, mantenere un IXP. Rientrato in Kenya, condivise queste informazioni con altri operatori di rete, i quali si dimostrarono entusiasti di iniziare a lavorare per installare un IXP locale. Dopo un anno di preparazione, sul piano tecnico, legale e finanziario, il KIXP venne lanciato nel novembre 2000. Immediatamente dopo il lancio, l'operatore nazionale delle telecomunicazioni, Telkom Kenya, presentò un ricorso all'ente regolatore nazionale, la Communications Commission of Kenya ( CCK ), argomentando che KIXP stesse violando il monopolio esclusivo di Telkom Kenya sul trasporto del traffico internazionale. Nel giro di due sole settimane, la CCK decise che KIXP dovesse essere dotata di una licenza e ordinò che fosse chiusa, come ente illegale di telecomunicazioni. In risposta all'ordinanza di chiusura della CCK, venne presentato un ricorso al Communications Appeals Tribunal, corredato da stringenti argomentazioni tecniche che dimostravano che KIXP altro non era che un HUB Ethernet standard. Se KIXP doveva chiudere, allora la CCK avrebbe dovuto chiudere qualsiasi altra rete informatica del paese, poichè l'architettura ed i componenti utilizzati erano equivalenti. L'opposizione di Telkom Kenya a KIXP fu feroce, alimentata dalla paura di perdere una significativa fetta del profitto derivante dal noleggio delle linee internazionali, ma i provider Internet kenyoti argomentarono che KIXP non era aperta agli utenti e quindi non poteva essere considerata illegale, di fronte al Kenyan Telecommunications Act. Inoltre, venne fatto notare che lo scambio di traffico locale non poteva contravvenire al monopolio internazionale di Telkom Kenya, visto che tutto il traffico internazionale avrebbe continuato ad utilizzare i suoi collegamenti. Dopo quasi un anno di sforzi, di pressioni, di minacce e di diplomazia, TESPOK ricevette l'approvazione della CCK, sotto forma di una licenza, rilasciata nel Novembre 2001. Questo fece del Kenya il primo paese al mondo ad avere una licenza IXP. KIXP riaprì le attività nel febbraio 2002, interconnettendo cinque ISP kenyoti. Oggi ( 2012 ), l'iscrizione costa KSH 20.000 ( circa 330 dollari ) al mese. Ci sono 25 membri che effettuano il peering presso il KIXP: 16 sono ISP, uno è la rete governativa ( Kenya Revenue Authority ), uno è un operatore di rete nel campo dell'educazione, uno è un operatore ccTLD, tre sono operatori di un Internet Backbone Gateway, uno è un operatore di servizi a valore aggiunto e due sono operatori GSM. Uno tra i maggiori problemi che KIXP dovette affrontare in fase di apertura fu la scelta del luogo in cui installare le proprie macchine. Telkom Kenya era la scelta più ovvia, visto che era l'operatore nazionale pubblico di telecomunicazioni. Di conseguenza, tutti gli internet provider già avevano connessioni dirette alla sua rete. Ma Telkom Kenya vedeva, come abbiamo appena visto, KIXP come una minaccia al suo business e, quindi, decise di declinare l'invito. La University of Nairobi venne considerata una valida alternativa, soprattutto per la facoltà di elettronica che ospitava e la sua posizione centrale. Il maggior problema, però, che portò a scartare questa seconda ipotesi, consisteva nel fatto che l'università era spesso teatro di rivolte e scontri. Un paio di Internet provider che avevano gli uffici presso il Central Business District di Nairobi ( CBD ) offrirono ospitalità a KIXP. I dubbi erano: a) quale ISP scegliere, tra i due; b) la gran parte degli altri ISP espressero un alto grado di insoddisfazione verso questa terza ipotesi, non fidandosi del fatto che un competitor potesse non approfittare della posizione di favore acquisita. Dopo un'attenta analisi di tutte le opzioni disponibili, non avendone trovata una che potesse soddisfare tutti i potenziali membri, nacque l'idea di affittare uno spazio presso un provider neutrale, che avesse gli uffici in posizione favorevole. Questa opzione attenuò i timori e i dubbi precedentemente sorti e così si arrivò ad affittare 500 metri quadrati, presso un palazzo strategicamente posizionato nel pieno centro della città di Nairobi. Per affrontare le spese mensili, affitto, elettricità, assicurazioni ed altri costi operativi, venne stabilito un costo di affiliazione mensile per tutti i membri connessi al KIXP. Dopo attente valutazioni, si decise di aderire al modello tecnico utilizzato nell'Internet Exchange di Hong Kong - un IXP Layer 2. Così, lo KIXP venne dotato di due switch Ethernet ad alta velocità, così che ciascuna rete potesse connettere i suoi router ad entrambi gli switch Ethernet. In questo modo, se uno switch avesse fallito, sarebbe subentrato il secondo automaticamente.
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