Hacker, scienziati e pionieri | Cerca per titolo, autore, parola chiave | |||||||||||||||
Hacker, scienziati e pionieri di Carlo Gubitosa. Questo è un interessante volume storico sullo sviluppo della scienza e della tecnologia, che mostra come tale sviluppo sia anche un percorso popolato di personaggi, spesso dimenticati dalla storia, a volte morti nella miseria, che, pur avendo raggiunto un importante traguardo scientifico o tecnologico, non sono poi stati in grado di legare il proprio nome a quel risultato, cedendo lo scettro del vincitore a qualcun altro che si è trovato nel posto giusto e al momento giusto. Citiamo direttamente l'autore: anche la scienza ha avuto i suoi martiri, e Ludwig Boltzmann è stato uno di questi. Leggendo una minuscola nota a piè di pagina ho capito che una conquista scientifica come il calcolo della “costante di Boltzmann” può essere pagata con la vita, e che la storia non è segnata solo da battaglie e da conquiste militari, ma anche da persone cadute sotto il peso della propria genialità. Leggendo il mio testo di chimica, infatti, ho scoperto che la teoria cinetica molecolare di Boltzmann fu ferocemente attaccata, al suo apparire, dai più famosi scienziati dell’epoca. L. Boltzmann scrisse: “sento di essere soltanto un povero individuo che lotta con deboli forze contro la corrente del mio tempo”; nel 1906 si suicidò. Tre anni dopo, i lavori di Jean Perrin sul moto browniano segnarono l’inizio del riconoscimento della validità e della portata universale della legge di Boltzmann. Dopo quel casuale incontro letterario con la vita di Boltzmann, distrutta dallo scontro con una scienza ancora impreparata a raccogliere le sue intuizioni, ho sviluppato un percorso di ricerca autonomo, interessandomi alla storia della scienza parallelamente ai miei studi tradizionali, e ad ogni nuovo esame universitario non ho mai smesso di chiedermi quali fossero i volti, le storie e le vite nascoste dietro le formule e i teoremi che mi guardavano freddamente dalle pagine dei libri. Ho così scoperto che dietro lo sviluppo dell’informatica, dell’elettronica e delle telecomunicazioni, tecnologie che oggi sono indispensabili per molte delle mie attività quotidiane, ci sono personaggi come Charles Babbage, che dopo aver inventato il primo calcolatore meccanico è morto in disgrazia, giudicato pazzo dai suoi contemporanei; Alan Turing, che dopo aver sviluppato il modello concettuale dei moderni calcolatori si è suicidato per le persecuzioni subite a causa della sua omosessualità; Phillip Katz, ritrovato cadavere in un albergo accanto a bottiglie vuote di liquore dopo aver consegnato alla storia il programma Pkzip e il neologismo “zippare”, che non sono bastati a salvarlo da una fine ingloriosa. Scoprendo i percorsi biografici dei pionieri dell’elettronica, dell’informatica e delle telecomunicazioni, ho scoperto anche che la storia della scienza è costellata di luoghi comuni e che non sempre i nomi più famosi associati ad una invenzione corrispondono a quelli dei reali artefici di un salto tecnologico. Durante questo viaggio nel tempo, con mio grande stupore e sorpresa, ho scoperto che Samuel Morse non ha inventato il telegrafo, Thomas Edison non ha inventato la lampadina, Alexander Bell non ha inventato il telefono, Guglielmo Marconi non ha inventato la radio, Bill Gates non ha inventato l’MS-Dos, o almeno non l’hanno fatto secondo il senso e l’accezione comune che diamo al termine “invenzione”. Le creature di Morse, Edison, Bell, Marconi e Gates, infatti, non sono delle idee totalmente innovative, concepite a partire dal buio scientifico o piombate all’improvviso come folgorazioni, ma sono solamente il perfezionamento di tecnologie già esistenti e abbozzate dai loro veri inventori, personaggi rimasti nell’ombra e spesso addirittura sconosciuti.
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